Il fascino eterno di Zemanlandia e i difensori goleador di D‘Aversa

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La bibbia del 4-3-3, Zdenek Zeman. Il popolo del Tardini ha avuto modo di conoscere il boemo nell‘estate del 1987, poche settimane, giusto il tempo di battere il Real Madrid in amichevole e poi disperarsi per un avvio di campionato (serie B) sotto le aspettative (4 punti in 7 partite). L‘esonero ordinato dall‘allora ds Sogliano, secondo alcuni prematuro, secondi altri necessario, ha interrotto un matrimonio che sembrava perfetto. Insomma, idee troppo innovative (difesa 4 a in linea con 10 giocatori che partecipavano attivamente alla fase offensiva), scarsi risultati e poca pazienza. Motivi, ieri come oggi, che dominano il mondo del calcio professionistico e, purtroppo, anche quello dilettantistico.

Chiusa questa doverosa introduzione storica, andiamo a vedere il presente: Zeman e D‘Aversa, 70 anni il primo, 42 il secondo. Il primo allena il Pescara (un ritorno, dopo la promozione in A del 2012), il secondo è originario di Pescara. L‘altra cosa in comune è il modulo, il 4-3-3. L‘integralismo e i movimenti di Zemanlandia farebbero divertire chiunque, anche chi sciaguratamente non ha mai visto una partita di calcio. Una sinfonia fatta di verticalizzazioni, sovrapposizioni, diagonali, tocchi di prima, triangolazioni, schemi eseguiti a memoria e tanta corsa (oltre a tanti gol, fatti e subiti). Zeman è la fortuna di qualunque attaccante. Ma deve avere il tempo e le condizioni giuste per sfondare, un po‘ quello che sta succedendo quest‘anno. Il Pescara viaggia ad una media punti di 1,25 a partita (il Parma a 1,37), il calcio champagne del boemo stenta a decollare, la piazza mugugna, ma bisogna tenere presente che gli abruzzesi sono una squadra con l‘età media più bassa del campionato (dopo il Brescia), 24,3 anni (media partita) contro i 29,4 del Parma, la media più alta della B.

Numeri che spiegano tutto e niente. Fatto sta che - ovviamente - il Pescara ha il secondo miglior attacco del torneo (16 reti) e una delle peggiori difese (14 reti). In pratica, gli abruzzesi hanno segnato il doppio del Parma (poco più). Ma se nella squadra di Zeman segnano solo gli attaccanti o i centrocampisti offensivi (Pettinari 7, Benali 3 Capone 3, Brugman 2, Mancuso 1), nel Parma di D‘Aversa sono i difensori i veri protagonisti, non tanto per i gol subiti (9), quanto per quelli segnati: Lucarelli e Di Cesare 2, Gagliolo 1, Barillà 1, Calaiò 1).
Differenze abissali, Zeman e D‘Aversa, seppur nel segno di un 4-3-3 che evidentemente produce effetti inaspettati, sebbene a molti allenatori patentati verrà l‘orticaria nel sentire questi discorsi, perché un conto è giocare con tre attaccanti in linea (veramente) e un conto con una punta centrale supportata da due esterni. Numeri, numeri, numeri… Le premesse di Parma-Pescara sono da fuochi d‘artificio.

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