Così nacque la Maja Crozäda

1914: Ugo Betti, militante nel Parma Foot Ball Club ideò la maglia.
In merito alla scelta della croce nera in campo bianco l’ipotesi più ricorrente, sostenuta in particolare dal prof. Massimo Zannoni (docente di Lettere all’ITCS Bodoni), è quella di un collegamento con un particolare momento della storia cittadina.
Il periodo è precedente al primo conflitto mondiale quando il fermento di piazza aleggia nell’aria, c’è bisogno di fede, di qualcosa in cui credere, di qualcosa per cui combattere.
Ed ecco che ci viene incontro la storia di Parma, un gesto di coraggio e di rivincita verso i poteri forti, verso l’impero. E’ metà del XIII Secolo quando: “Nel comun timore, ond’era compresa la parte Guelfa in quel punto, diede prove di gran coraggio un povero Sarto abitante tra Santa Cecilia e Santa Maria del Tempio, il quale chiamavasi Gioanni Barisello, figliuolo di un contadino Mezzadro della Famiglia de’ Tebaldi. Costui, raccolti cinquecento popolari armati, e presa una Croce e un testo del sacrosanto Vangelo, cominciò con tal seguito a girar la Città, e recarsi alle case di ogni Signore sospetto di Ghibellinismo, e di aderenza al Pallavicino, esigendo per forse colle armi approntate un giuramento da tener la parte della Chiesa”.

Barisello diviene così un uomo rispettato e inconsapevole ispiratore della denominazione “Crociati” in campo calcistico parmigiano. Nel libro “La storia della città di Parma” si parla di società crociata: “La Società militare, adunata sì coraggiosamente da Gioanni Barisello, lodi abbondantissime ottenne, e meritò di essere approvata e stabilita sotto il titolo di Società de’ Crociati, di cui fu instituito Capitano Baldo da Froa…(omissis) che i nostri Crociati avessero la particolare loro divisa, e fregiati andassero di una Croce, parmi di rilevarlo abbastanza dall’ordine dato circa il doversi per San Michele addobbar le pareti del panno crocesegnato, il quale probabilmente fu giallo nel fondo, e caricato di una cerulea Croce a tenore dell’Arme usata fin al dì d’oggi dalla nostra Comunità. Non oserei per altro dedurre da età sì tarda l’uso di cotal Arme, sapendo che altre Città di Lombardia, e singolarmente Milano e Como, fin da secolo antecedente, come dimostra il Giulini, e le loro Insegne ornavano della Croce. Agevolmente i nostri Crociati nel pigliar divisa si uniformarono ai colori usati negli Stendardi fin dal tempo in cui i Parmigiani nelle guerre sacre di Oriente si erano distinti”. Inoltre, per la prima volta la Società de’ Crociati invoca come protettore Sant’ilario: “ Ogni anno ricorrendo la festa di San Michele sarebbesi addobbato il muro, di un panno segnato della Croce di questa Milizia. In oltre ad onor di Dio, e di Sant’Ilario….”.

Ora ci chiameremo Crociati.

Serve però anche un simbolo forte, un simbolo da difendere, ed ecco che Betti pensa al Baussant: vessillo dei Templari, ordine religioso combattente nato nel 1118-’19 a Gerusalemme, dopo la prima Crociata. Sono frati che impugnano la spada ma hanno fatto il triplice voto di “povertà, castità e obbedienza”. La custodia era riservata al Maresciallo dell’ordine scortato da cinque o dieci Cavalieri. Oggi qualche dissacratore potrebbe in qualche modo accostarli ai ultras (ndr). Poi, vige la regola che vieta di abbassare lo stendardo, nessun caso è giustificato, bisogna sempre procedere a testa alta contro tutti. E poi, come negare la vena poetica del fatto che chiunque abbandonasse il vessillo sul campo venisse messo ai ferri a vita.
”Difendiamo i nostri colori sul campo contro tutti a testa alta ed onoriamo la maglia senza mai abbandonare la fede”, ecco cosa deve aver pensato il Betti in quei giorni del lontano (ma vicino al cuore di ogni parmigiano) millenovecentoquattordici.